Se ci si rende conto che le regole del mondo non sono scritte una volta per tutte sul granito, che le cose cambiano, che la società evolve, allora ci si può dare il diritto di influenzare questo movimento. (Augusto Boal)

                                                                              

Il teatro-forum


Il metodo del Teatro dell’Oppresso (TdO) nasce in America Latina negli anni ’70 per dar voce ai gruppi minoritari e marginalizzati. E’ il frutto delle ricerche e della pratica del regista brasiliano Augusto Boal, prima in Brasile, poi durante il suo esilio in Argentina e successivamente in Francia.

Il metodo si articola in diverse tecniche, tra cui quella del Teatro-forum, spettacolo interattivo che prevede la partecipazione attiva del pubblico. Si tratta, infatti, di un dibattito e una riflessione pubblica su una determinata problematica che utilizza il linguaggio teatrale e che quindi passa attraverso il fare più che il parlare, mettendo così in gioco le emozioni.

In pratica, lo spettacolo mette in scena una situazione conflittuale: uno dei protagonisti esprime una volontà che è ostacolata o negata da un antagonista. Gli spettatori, invece di rimanere seduti pensando “Al posto di quel personaggio avrei fatto…”, sono invitati ad esprimere sulla scena le proprie idee, prendendo il posto di un personaggio e confrontando la propria volontà di trasformazione con le reazioni degli altri personaggi.

Il “joker”, o regista, coordina l’incontro tra la scena e il pubblico, spinge la riflessione il più lontano possibile e mette in evidenza se, e come, i diversi interventi del pubblico possono modificare, far evolvere o involvere i personaggi e la situazione. Non si tratta di trasmettere un messaggio o di trovare facili soluzioni, ma di creare uno spazio e un tempo di miglior comprensione del conflitto e della questione messa in scena, per poi far emergere, insieme, quante più possibilità per tentare di modificare la situazione.

Decidere di salire in scena e mettersi nei panni di un personaggio in difficoltà, o di chi lo potrebbe in qualche modo aiutare, è una prima assunzione di responsabilità. E’ un affermare che una sopraffazione, una violenza, un’ingiustizia ci riguarda, ci interroga, più o meno direttamente, e ci spinge ad uscire da una atteggiamento di apatia, per proporre una nostra possibile strada alternativa. Ed è l’idea che ognuno di noi porta con sé risorse e capacità d’azione e che non è dall’alto o dall’esterno che arrivano le soluzioni.

Un teatro-forum è, riprendendo le parole di Augusto Boal, una domanda sincera posta ad un pubblico sotto forma di scena teatrale. E’ il desiderio sincero di confrontare delle opinioni diverse, delle idee, delle azioni. L’oppresso è il personaggio che domanda. Non sa cosa fare. Noi lo possiamo aiutare? Giochiamo le nostre idee.